Sono ormai passati dieci anni da quando, a seguito di un bando pubblico in cui dovevano unirsi le idee di un architetto e quelle di un artista, piazza Verdi è stata soggetta a un processo di rigenerazione urbana. Il contesto storico in cui la piazza e il Palazzo delle Poste sono stati realizzati è quello dell’ultimo grande movimento artistico italiano: Il Futurismo.
Non tutti gli spezzini sono a conoscenza che, all’interno del palazzo delle Poste, costruito nel 1933, su progetto dell’architetto Angiolo Mazzoni, è presente un mosaico realizzato dai maestri Fillia e Prampolini, dedicato alle comunicazioni aeree, marittime e terrestri, in un esempio eccellente di arte musiva, che in pochi, a seguito della lunga chiusura al pubblico dei locali, hanno potuto ammirare. La piazza è contornata da alcune costruzioni come Palazzo Boletto, di chiaro stile liberty, costruito nel 1927 e Palazzo Contesso, realizzati entrambi su disegno dell’architetto Bacigalupi. Non possiamo non ricordare inoltre che la piazza era chiusa a est dal Politeama Duca di Genova che demolito nel 1933, permise di costruire un unico asse con via Veneto così da unire la città, all’epoca divisa dal Colle dei Cappuccini, oggi piazza Europa.
Quel che è accaduto nel 2015, in seguito al progetto dell’architetto Dario Vanetti e del maestro Daniel Buren, al di là di ogni polemica e dei pareri favorevoli o contrari all’intervento, ha generato un nuovo spazio, una nuova piazza, un nuovo luogo di aggregazione, così che oggi sia divenuta attraente come sede per un’attività commerciale immobiliare.
L’idea di affidare a un artista la realizzazione di opere “site specific” per arredarne i locali, trova poi in Carlo Alberto Cozzani il condensato dell’espressione stessa della progettualità della nuova piazza Verdi, essendo l’artista anche architetto. Un ripetersi quindi, a distanza di dieci anni, del ricorso all’uso teoretico della ragione propria di chi progetta, unita a quella della parte limbica della mente, di cui fa maggiore uso l’artista.
Il risultato del lavoro di Cozzani, espresso in queste tredici opere uniche (50X50 cm), è sorprendente. L’autore è stato capace di unire all’identità storica della piazza e dei palazzi circostanti con il successivo intervento di arte contemporanea. Riducendo sull’opera l’impatto visivo, che si manifesta nella realtà grazie alle forme e ai colori presenti, con la potente scala cromatica che caratterizza il suo intervento pittorico sulla carta, Cozzani, tiene in bilico perfetto la punteggiatura del suo linguaggio, tra figurazione e astrazione. Nel rendere omaggio a piazza Verdi, alla sua storia e a Daniel Buren, rifiutando un facile esercizio didascalico, senza però togliere agli occhi dello spettatore la riconoscibilità dei luoghi e dei palazzi, Cozzani ci stimola a una nuova percezione dei luoghi che, unitamente ai turisti che fanno visita alla città, attraversiamo durante la nostra vita.
Per tutto questo un plauso va anche ad Alessandra Massari che, arredando la propria agenzia come una galleria d’arte, ci permette di godere di tutto questo.
Paolo Asti
curatore












